Campaiola | ARTE FIERA – BOLOGNA
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ARTE FIERA – BOLOGNA

ARTE FIERA – BOLOGNA

Pascali – de Chirico

Dalle sponde del Mediterraneo

alla camera magica

a cura di Francesca Romana Morelli

Arte Fiera – Bologna

24/26.01.2020

Padiglione 18 – Stand C32

Dopo l’Informale che mostra un atteggiamento ambivalente nei confronti della propria tradizione recente, le nuove generazioni ritornano con spirito vitale ai due movimenti più importanti dell’inizio del Novecento: la Metafisica e il Futurismo, dove rinvengono le radici della loro arte, e un universo di immagini, temi, efficaci modalità linguistiche.
Pino Pascali è molto vicino a Giorgio de Chirico, non soltanto quello della fase metafisica ma anche degli sviluppi successivi della sua lunga ricerca. Entrambi i due artisti sono nati e sono cresciuti sulle sponde del Mediterraneo, introiettando quelli che sono elementi fondanti della cultura classica. Nel film «SKMP²» girato da Luca Maria Patella (1968) nel mare di Anzio, Pascali bacia la riproduzione di una testa classica («un’anima Afrodite, (…) che ancora non ha preso corpo completandosi» la definirà Patella) e poi l’affonda. Nel 1919 sulla rivista «Valori plastici» Alberto Savinio spiega la posizione e il significato della pittura del fratello Giorgio de Chirico nello scritto «Anadioménon»: «La pienezza rappresentativa della necessità spirituale nei suoi limiti plastici, è, nel complesso, la definizione della forma definitiva cui giunge l’arte nello spaziamento del suo periodo classico. La spettralità è l’essenza vera, spirituale e sostanziale di ogni aspetto. Riprodurre questa essenza, nella sua completa genuinità, è il fine massimo dell’arte». Anadioménon è una realtà ignota, novella Venere suscitata da un mondo in continuo e misterioso travaglio come il mare. Fantasmico è l’istante in cui l’uomo scopre questa realtà inquietante, da cui scaturisce una visione chiara e profonda della realtà e di conseguenza l’ironia, componente fondamentale dell’opera dechirichiana, ma anche della maggior parte del lavoro di Pascali, che attua un percorso di ritorno verso quelle spiagge dove nacque la primitiva civiltà.
Sono molteplici i fili che legano la ricerca dei due artisti, tenendo presente che Giorgio de Chirico è pienamente attivo e tuonante verso «l’arte modernista» negli anni sessanta, quando Pascali sostanzia il corso fecondo della sua ricerca.
Il focus su questo ideale rapporto tra Pino Pascali e Giorgio de Chirico vedrà dialogare opere dei due artisti, mettendo in campo, in un veggente sfasamento spaziale e temporale, anche tematiche come il gioco, l’infanzia, la natura da cui è estratta l’essenza più profonda e moderna, la rivisitazione del passato e dello straniamento di simboli della cultura e del loro presente. La mostra sarà accompagnata da un catalogo con schede critiche e apparati scientifici.